Categoria: Disturbi

disturbi della personalità

Disturbi della personalità

Riconoscersi in uno dei disturbi della personalità, aiuta a prendersene cura.

I tratti di personalità sono modi costanti di percepire, rapportarsi e pensare nei confronti dell’ambiente di se stessi. Soltanto quando i tratti di personalità sono rigidi e non adottivi, e causano una compromissione funzionale significativa o una sofferenza essi costituiscono disturbi della personalità.

La caratteristica essenziale del disturbo della personalità è un modello costante di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative della cultura dell’individuo, è pervasivo e inflessibile.

Disturbi della personalità secondo il DSM IV.

Disturbi della personalità Bordeline: un quadro pervasivo di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzate da un alternarsi tra i due poli estremi dell’idealizzazione e della svalutazione; un’immagine di sé o senso di sé marcatamente instabile; marcata impulsività (sesso, spese,uso di sostanze, abbuffate) e rabbia inappropriata intensa; sensazione cronica di vuoto.

Disturbi della personalità Narcisistico: un quadro pervasivo di grandiosità, è assorbito da fantasie di illimitati successi, potere, fascino, bellezza e amore ideale; richiede eccessiva ammirazione; ha la sensazione che tutto gli sia dovuto, cioè la irragionevole aspettativa di trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle proprie aspettative, manca di empatia; mostra comportamenti arroganti o presuntuosi.

Disturbi della personalità Istrionico: un quadro pervasivo di eroticità eccessiva, l’interazione con gli altri è spesso caratterizzata da comportamento sessuale seducente o provocante, usa l’aspetto fisico per attirare l’attenzione su di sé, è a disagio nelle situazioni in cui non è al centro del’attenzione, mostra teatralità ed espressione esagerata delle emozioni.

Disturbi della personalità Antisociale: un quadro pervasivo di inosservanza e di violazione dei diritti degli altri. Incapacità di conformarsi alle norme sociali, disonestà, impulsività, irritabilità o aggressività, inosservanza della sicurezza propria ed altrui, mancanza di rimorso.

Disturbi della personalità Dipendente: un bisogno pervasivo ed eccessivo di essere accuditi, che determina comportamento sottomesso e  dipendente e timore della separazione – ha difficoltà  a prendere decisioni quotidiane senza richiedere una eccessiva quantità di consigli, ha bisogno che gli altri si assumono la responsabilità per la maggior parte dei settori della sua vita.

Disturbi della personalità Ossessivo-Compulsivo: un quadro pervasivo di preoccupazione per l’ordine, e controllo mentale e interpersonale. Attenzione per le regole, l’ordine,l’organizzazione al punto che va perduto lo scopo principale dell’attività. Perfezionismo. Esageratamente coscienzioso,inflessibile in tema di moralità, etica o valori. Incapace di gettare via oggetti consumati o di nessun valore. Riluttante a delegare i compiti o a lavorare con altri.

Disturbi della personalità Passivo-Aggressivo: un quadro pervasivo di atteggiamenti negativistici e di resistenza passiva verso richieste di prestazioni ragionevoli. Critica e deride l’autorità, si lamenta in modo esagerato della sfortuna personale, astioso e polemico.

Disturbi della personalità Evitante; un modello pervasivo di inibizione sociale e sensazioni di inadeguatezza. Evita le attività occupazionali che implicano un contatto interpersonale per timore di critiche, disapprovazione o rifiuto. Si considera socialmente inadeguato, inetto, poco attraente o inferiore agli altri.

Disturbi della personalità Paranoide: Diffidenza e sospettosità pervasive nei confronti degli altri. Sospetta, senza basi sufficienti, di essere danneggiato, sfruttato; dubita della lealtà di amici o colleghi; scorge significati nascosti o minacciosi in rimproveri o in altri eventi benevoli; sospetta, senza giustificazione, della fedeltà del partner.

Disturbi della personalità Schizoide e Schizotipico: un quadro pervasivo di deficit sociale e interpersonale, connotato da un acuto disagio nelle relazioni intime e da una ridotta capacità di averne, accompagnato da distorsioni cognitive o percettive ed eccentricità nel comportamento

Se credi di soffrire di uno dei disturbi della personalità citati, contattami e individueremo insieme il giusto percorso per uscirne.

crisi della coppia

Crisi della coppia

Quando riconoscersi in una crisi della coppia

La crisi della coppia è una problematica secolare, quali sono le differenze tra una coppia sana e una malata?

Nelle primissime fasi costitutive, tutte le coppie sottoscrivono un contratto la cui caratteristica principale è quella di somigliare ad un iceberg: la parte emersa, che ha funzione di contenimento e forza unificante è costituita da norme esplicite e accordi consapevoli e le norme sociali; la parte sommersa è quella costituita da vincoli non consapevoli di natura affettivo-emotiva, che riguardano principalmente la necessità di convalidare una specifica immagine di sé e di soddisfare alcuni bisogni.

Bowen

“contratto fraudolento”: ognuno dei contraenti coglie l’immagine dei bisogni profondi dell’altro e agisce come se proprio lui dovesse essere quello che li soddisferà, pur essendo realisticamente impossibile sia per l’uno che per l’altro vivere tenendo fede a questo accordo. Nella fase dell”innamoramento ognuno propone inconsapevolmente, con grande abilità, un’immagine ideale di sé; il partner sarà più o meno attratto da questa illusione nella misura in cui la stessa corrisponde alla soluzione di antichi bisogni profondi.

Volendo guardare alla coppia in termini processuali si prevede una prima fase caratterizzata dalla illusione ed una successiva dalla delusione, a cui seguono possibili percorsi evolutivi di quest’ultima.

“Illusione—Delusione—Crisi di coppia—Disillusione”, “
Illusione—Delusione—Elusione della crisi (non accede né alla crisi né alla delusione)”, “
Illusione—Delusione—crisi—Circuito della delusione (accede alla crisi e non alla disillusione)”.

Percorso A:

al riconoscimento della delusione e alla crisi segue un progressivo processo evolutivo di accettazione della realtà propria e dell’altro ( le cosiddette coppie sane).

L’ottica sistemica ci permette di cogliere nel loro dinamismo i processi che riguardano i sistemi umani e ci chiarisce le implicazioni della flessibilità o rigidità di questi, ai fini del sano sviluppo degli individui. La coppia in quanto sistema umano aperto, è caratterizzata dalla costante necessità di adeguarsi ai cambiamenti degli individui che la compongono e degli altri sistemi a cui è connessa.

In una coppia “sana” è prevista la possibilità di modificare il contratto iniziale, in pratica di sopportare l’idea che l’accordo iniziale venga disatteso e sia rinegoziato. Quindi la coppia affronta con successo un processo di revisione non solo delle regole ma anche dei bisogni profondi e dell’immagine di sè che le avevano determinate.

Percorso B:

l’elusione della crisi può essere descritta come l’insieme delle modalità messe in atto dai partner per evitare di riconoscere vissuti legati alla delusione. Vi è l’impossibilità per la coppia di misurarsi con la delusione, la crisi di coppia non appare, è”invisibile”.

Le angosce sono profonde ma vi è impossibilità di espressione ed elaborazione di queste. Questo tipo di relazione coniugale viene definito dalla Selvini come “stallo di coppia”, disturbo che solitamente comporta sintomatologie border-line gravi o psicotiche nella coppia o nella prole.

Lo stallo ha la funzione di evitare l’escalation e di conseguenza preserva la coppia dal pericolo della rottura. In queste coppie vi è assenza di vere crisi coniugali anzi dall’esterno potrebbero facilmente essere definite come coppie “ideali”. Tutte le emozioni e le tensioni ruotano intorno al sintomo e sembrano riguardare solo questo come se in sua assenza tutto sarebbe perfetto.

Percorso C:

possibilità per la coppia di misurarsi con la delusione attraverso la produzione di un conflitto manifesto ed osservabile. Vi è tuttavia impossibilità di sviluppare risorse per il superamento della crisi che nel tempo diviene elemento stabile della relazione di coppia.

In questo “patto emotivo” la crisi viene inconsapevolmente espressa attraverso litigi futili o lo stabilizzarsi di configurazioni sintomatiche finalizzate all’estrema difesa del/dal mondo illusorio interiore. Coppie che mostrano forti reazioni emotive come elemento stabile degli scambi reciproci, segnalano che i partner sia pure in un contesto di svincolo accettabile dalle famiglie di origine, non hanno sviluppato un livello di autonomia individuale.

Tutto ciò si traduce in una caratterizzazione della diade per una più o meno alta tendenza a ricercare modalità simbiotiche di coesione(fino all’invischiamento), inversamente proporzionali ad una più o meno alta possibilità di funzionamento autonomo.

La fissazione della crisi ha funzione di “magica” barriera nei confronti dell’angoscia interna. Questo processo involutivo non è tuttavia in grado di preservare i partner dallo sperimentare sentimenti di sofferenza e dolore .
Su cosa si fonda la possibilità per alcune coppie di superare i passaggi problematici del ciclo vitale?

E’ ipotizzabile che la risposta sia da ricercare nella qualità degli apprendimenti e dei vissuti infantili dei partner e nelle caratteristiche del loro svincolo dalle famiglie di origine. Ogni famiglia ha un suo stile, rispetto al modo di concepire e di conciliare identità e appartenenza e questo si riflette sulle vicende dello sviluppo dei figli. . Uno dei cardini “segreti” che sostengono il contratto tra partner è la garanzia di intoccabilità dell’immagine di sé strutturatasi nella famiglia di origine che ora ognuno propone all’altro.

Tra passato e presente non vi è un legame di causa—effetto. Affinché gli elementi del nostro passato possano amplificarsi fino a diventare dominanti in un rapporto specifico è necessario un contesto particolare: un sistema / coppia che entrambi hanno contribuito a creare e che, retto da proprie leggi, costringe a vivere all’interno di regole rigide e di circoli viziosi in apparenza intollerabili . Ciò significa che ciascun partner porta del suo all’avventura di coppia coniugale, ma anche che è l’incastro di bisogni, desideri e paure a costituire la peculiarità di quella coppia, il suo inedito.

Un bravo psicologo psicoterapeuta è in grado di identificare la terapia adeguata alla situazione della coppia stessa, essa potrà essere individuale o di coppia, ma anche familiare….

ansia

Ansia Angoscia Panico

Cos’è l’ansia?

Ansia è uno stato di sofferenza nel contempo fisico e psichico, caratterizzato da un timore diffuso, da un sentimento di insicurezza, di disgrazia imminente. L’ansia può essere vaga, senza un oggetto riconoscibile ovvero riguardare specifici oggetti od eventi. Gli psichiatri preferiscono parlare di ansia in riferimento ai soli aspetti psichici dell’emozione in questione, mentre impiegano il termine angoscia quando in concomitanza si hanno manifestazioni somatiche abbastanza vistose, quali costrizione toracica, accelerazione dell’attività cardiaca, disturbi vasomotori.

Nel linguaggio comune è frequente utilizzare il termine angoscia per riferirsi ad uno stadio più grave dell’ansia.

Ansia normalmente agisce da pungolo per risolvere un problema.

Parafrasando Ancona: l’angoscia corrisponde alla situazione di trauma, cioè ad un afflusso di eccitazioni non controllabili perché troppo grandi….. l’ansia corrisponde ad un processo di adattamento di fronte alla minaccia di un pericolo realistico….. questo processo è una funzione dell’io che se ne serve come di un segnale, dopo averla prodotta, per evitare di venire sommerso dall’afflusso traumatico delle eccitazioni.

Cosa sono gli attacchi di panico

Gli attacchi di panico durano generalmente solo alcuni minuti ma causano al paziente una considerevole angoscia. L’attacco ha un inizio improvviso, raggiunge rapidamente l’apice ed è spesso accompagnato da una sensazione di pericolo o di catastrofe imminente, oltre ad allarmanti sintomi fisiologici, come soffocamento, vertigini, sudorazione, tremore e tachicardia, viene descritta solitamente la paura come intensa e di aver pensato di essere in procinto morire,di potere perdere il controllo, di avere un infarto di “impazzire”.

La maggior parte dei pazienti con attacchi di panico soffre anche di agorafobia (paura di essere intrappolati in un luogo o in una situazione dai quali la fuga può essere difficile o imbarazzante) e quando gli attacchi sono ricorrenti sviluppano una forma secondaria di ansia anticipatori, preoccupandosi perennemente di dove e quando avverrà l’attacco successivo, con conseguente riduzione della mobilità (es.ridurre i viaggi, evitare l’autostrada,etc).

Un bravo psicologo psicoterapeuta riconosce e sa guarire nella maggior parte dei casi queste tre sofferenze psicologiche.

depressione

Depressione

Quali sono i sintomi della depressione?

La depressione è un’alterazione del tono dell’umore che viene descritto come, triste e senza speranza a cui si accompagnano sentimenti di svalutazione e colpa.

È caratterizzata da:

  • Disturbi somatici e neurovegetativi che comprendono  alterazione dell’appetito e del peso, diminuzione dell’interesse sessuale;
  • Disturbi dell’affettività con sentimenti improntati ad una tristezza profonda che resiste alle sollecitazioni esterne a ciò si aggiunge una progressiva perdita di interesse per la vita;
  • Inibizione del pensiero che comporta difficoltà a pensare, a prendere decisioni ed a concentrarsi;
  • Ricorrenti pensieri di morte o ideazione suicidaria accompagnano costantemente la vita del depresso.

La depressione può risolversi in poco tempo quando e se ci si affida ad un bravo psicologo o ad un buon psicoterapeuta, importante è non sottovalutare i sintomi e lasciare che la situazione degeneri.

disturbi del comportamento alimentare

Disturbi del comportamento alimentare

Anoressia e Bulimia Nervosa

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono patologie che portano a vivere, chi ne è affetto, con l’ossessione del cibo, del peso e dell’immagine corporea. Insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono prevalentemente il sesso femminile; il rapporto tra femmine e maschi è di 9 a 1, ma il numero dei maschi è in crescita , così come l’età di esordio per le giovani si è abbassata.

I principali DCA sono l’Anoressia Nervosa e la Bulimia Nervosa che sono due sindromi distinte. A.N. e B.N. condividono però molti caratteri ed è frequente che la stessa persona passi, in momenti diversi della vita, dall’uno all’altro disturbo.

Queste due condizioni rappresentano gli estremi di un continuum fenomenologico lungo il quale trovano posto tutta una serie di configurazioni intermedie.

Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder BED) caratterizzato da crisi bulimiche ma assenza di comportamenti per il controllo del peso e i  Disturbi Alimentari Non Altrimenti Specificati (NAS) disturbo alimentare clinicamente significativo ma che non soddisfa i criteri per una diagnosi piena.

L’Anoressia

Il termine Anoressia deriva dal greco “ anorexia” e significa “mancanza di appetito”, ma non è una definizione del tutto appropriata in quanto l’anoressica nega di sentire la fame. E’ presente un desiderio patologico di essere magre, paura di acquisire peso e negazione della gravità del proprio sottopeso. Chi soffre di A.N. non si rende conto della propria magrezza, è presente una  eccessiva influenza del peso e della forma del proprio corpo sui livelli di autostima.

Esiste una forma di Anoressia in cui la perdita ed il controllo del peso sono dovuti al digiuno e, talvolta ad una eccessiva attività fisica, ed un’altra che si caratterizza per la presenza di crisi bulimiche e/o comportamenti che assieme al digiuno, hanno lo scopo di diminuire il peso: vomito autoindotto,uso improprio di lassativi e/o diuretici.

La Bulimia

Il termine Bulimia deriva dal greco e significa “fame da bue”, si riferisce ad un impulso incontrollabile a mangiare grandi quantità di cibo, infatti la caratteristica principale della malattia sono le crisi bulimiche o “abbuffate”. Un’abbuffata si definisce tale quando la persona mangia in un definito periodo di tempo (1-2 ore) una quantità di cibo significativamente superiore di quello che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo e, contestualmente è presente la sensazione di perdere il controllo e non riuscire a fermarsi. Le crisi bulimiche avvengono almeno due volte a settimana. Sono presenti ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento del peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici,digiuno o esercizio fisico eccessivo. I livelli di autostima sono influenzati dalla forme e dal peso corporeo.

 

Una caratteristica quasi sempre presente in chi soffre di un disturbo alimentare è l’alterazione della propria immagine corporea . La percezione che la persona ha del proprio aspetto, ovvero il modo in cui nella sua mente si è formata l’idea del suo corpo e delle sue forme, sembra influenzare la sua vita più della propria immagine reale.

Anoressia e bulimia sono entrambi disturbi dello sviluppo ,in cui la persona, si concentra ossessivamente sul cibo,sul peso e sulla forma del corpo,come mezzo per risolvere problemi  legati all’ identità personale.

L’anoressia si presenta poco dopo la pubertà, quando il corpo sviluppa la forma, mentre la bulimia emerge in uno stadio di maturazione più avanzato(tarda adolescenza/giovane adulto) quando il soggetto è impegnato nel raggiungimento dell’autonomia dalla propria famiglia di origine.

La terapia familiare è indicata con pazienti adolescenti o giovani adulte che vivono in famiglia e quando i familiari sono fortemente coinvolti nelle dinamiche legate al sintomo. La terapia familiare favorisce lo scioglimento dei nodi che vincolano la paziente alle problematiche irrisolte della storia e delle dinamiche della propria famiglia..

In ogni modo, anche in caso di t. individuale,propongo sempre uno/due colloqui con la famiglia di origine, come aiuto ad una migliore comprensione del problema…..

Per il terapeuta sistemico un sintomo non vale l’altro; proprio perché l’attenzione del clinico è rivolta alla storia relazionale del sistema familiare e al momento presente, in cui il problema è divenuto parte integrante delle dinamiche relazionali, il disturbo alimentare non è un sintomo qualsiasi, dovuto ad un problema qualsiasi, in un momento qualsiasi, ma un comportamento rivelatore delle peculiari modalità di funzionamento di queste famiglie.

E’difficile che una paziente con disturbo alimentare richieda spontaneamente una terapia, e ancor più una terapia individuale, considerato anche il fatto che il mantenimento del peso è, per lo meno superficialmente, l’obiettivo primario e vitale della paziente. Non stupisce dunque che la terapia familiare si sia dimostrata adatta al trattamento dei disturbi alimentari, in quanto il primo contatto con il terapeuta avviene in genere attraverso familiari, ma anche e soprattutto perché per queste pazienti un lavoro individuale, soprattutto se focalizzato su aspetti intra-psichici, è una strada difficilmente percorribile. Come sostiene Ugazio (2012), le identità dei membri di queste famiglie sono indissolubilmente legate, proprio perché è solo attraverso la relazione con l’altro che questi soggetti costruiscono la propria identità.

È infatti la centralità della relazione in corso che caratterizza queste famiglie uno degli aspetti che rende la terapia sistemico-relazionale adatta ed efficace con questo tipo di patologie. L’attenzione alle dinamiche relazionali, ai conflitti, alle alleanze e alle coalizioni, ai confini familiari e all’interdipendenza dei diversi membri, così come la visione del sintomo come un problema fra le persone che caratterizzano l’approccio sistemico ben si coniugano con le modalità interattive e i significati attraverso i quali i membri di queste famiglie costruiscono la propria storia.

Le stesse pazienti, terribilmente in difficoltà quando si tratta di dare spazio e voce alle proprie intime emozioni, sono invece sorprendentemente competenti ed abili nell’osservazione delle relazioni, proprio perché parte di un contesto familiare in cui una  tale abilità è esercitata, perché necessaria.

La famiglia, non è l’unico contesto relazionale che il terapeuta sistemico prende in considerazione quando ha a che fare con un paziente con disturbi alimentari Esistono numerosi altri contesti di riferimento, come la scuola, il gruppo dei pari, la squadra di nuoto, oppure la classe di danza, ecc; a questi si aggiungono, nel momento in cui insorge il disturbo alimentare, i Servizi che si attivano per la presa in carico del problema. Il terapeuta sistemico non può dunque sottrarsi dal prendere in considerazione, ovviamente nel caso in cui siano in maniera rilevante implicati nel problema, i diversi e variegati sistemi.

relazione di coppia efficace

relazione di coppia efficace

Il fatto che i rapporti siano sempre difficili da gestire, non è un segreto né una novità ,come del resto non è un segreto …

Intervista terapia familiare

Intervista Terapia Familiare

Introduzione alla terapia familiare con l'approccio sistemico-relazionale.

diventare genitori

Diventare genitori

Oggi cosa è cambiato? In questi ultimi anni diventare genitori ha assunto caratteristiche peculiari che ne hanno modificato …